lunedì 5 marzo 2012

RECENSIONE: CRYPTO (libro)

Ed ecco il libro che conclude la mia “trilogia” thriller: Crypto, scritto da Dan Brown nel 1998, ma pubblicato in Italia nel 2006 da Mondadori, solo dopo i successi de Il codice Da Vinci e Angeli e demoni. Ovviamente questi ultimi due, insieme a Il simbolo perduto (2009), sono tre dei romanzi più discussi, commentati e criticati negli ultimi 10 anni; pensate solo alle reazioni del mondo ecclesiastico e al libro Contro il codice Da Vinci

Ma parliamo di Crypto. Innanzitutto, a differenza dei sopraccitati, non ha alcun riferimento storico e non ha come protagonista il (l’eroico per gli appassionati) professor Robert Langdon. La protagonista invece è Susan Fletcher, responsabile della divisione di crittologia della National Security Agency chiamata Crypto. Crypto dispone di un sofisticato computer, Fortezza Digitale, che è capace di decifrare tutte le comunicazioni criptate che interessano la sicurezza nazionale al fine di prevenire atti criminali come il terrorismo. I problemi per Susan nascono quando il genio dell’ informatica Ensei Tankado riesce a creare un programma in grado di ingannare Fortezza Digitale che, se venisse diffuso, provocherebbe il fallimento dell’ organizzazione rendendo il supercomputer, costato miliardi di dollari, obsoleto e quindi inutile. La diffusione del programma però dipenderà dal ritrovamento della password, compito affidato al fidanzato di Susan, David. Ma egli non sarà il solo ad andare a caccia della password… Intanto, a Washington, Susan si troverà a combattere per l’ Agenzia nella quale crede, mettendo a repentaglio la propria vita e quella di David.

Allora… premetto che, se devo dare un giudizio personale al libro, mi è molto difficile essere obiettiva perché Dan Brown è il mio autore preferito per il genere thriller. Mi sento solo di dire a chi ha già apprezzato le qualità di Brown nella lettura dei suoi romanzi più celebri, che saranno molto soddisfatti di Crypto. Perché anche se non ci sono quegli “elementi del mistero” legati alla storia (come Il Priorato di Sion, I Templari, Gli Illuminati e La Massoneria) presenti nel “ciclo di Langdon”, e anche se non ci sono quei riferimenti alla simbologia tipici delle competenze professionali dell’ autore, l’ inconfondibile stile narrativo di Brown rende possibile allo scrittore stesso di creare dei momenti di suspense, per la gioia degli amanti del genere. Per chi invece non ha ancora avuto il piacere di conoscere Dan Brown, questo è un ottimo libro per iniziare, ma non nascondo che rimarreste più colpiti nel leggere Il codice Da Vinci o Angeli e demoni; l’importante è che non vediate prima i film.

Chiudo col dire al lettore dei romanzi di Dan Brown che è importante non prendere tutto ciò che è scritto per vero e storicamente documentabile. Nel senso che la cosa più giusta da fare durante la lettura di Angeli e demoni ad esempio, sarebbe condurre un piccolo studio parallelo sugli Illuminati. Se nel fare ciò, eseguite delle ricerche in internet, troverete dei siti dove degli esperti ci dicono, in riferimento ai romanzi di Brown, quali sono i fatti per i quali non esistono prove storiche, quelli che sono stati inventati, quelli realmente accaduti sui quali sono state fatte delle illazioni e infine i veri e propri fatti storici.
E questo è tutto! Vi ringrazio per l’ attenzione e non dimenticatevi di lasciare un commento. Alla prossima!

2 commenti:

  1. Bella recensione!Credo che lo leggerò prima o poi... ^.^

    RispondiElimina
  2. Grazie! Mi ha talmente coinvolto scrivere una recensione di questo romanzo che mi sono dimenticata di raccontare di un qualcosa che non mi è piaciuto. In realtà c'è un gioco di parole in latino che Dan Brown fa anche ne "Il simbolo perduto", ultimo suo libro... e questo non mi è piaciuto perchè conoscevo già la soluzione. Tutto qua. Volevo sembrare un po' professionale, e non l'adulatrice di Brown che sono, ma non ci sono riuscita... XD
    PS: comunque te lo presto quando vuoi!

    RispondiElimina