lunedì 26 marzo 2012

RECENSIONE: BIONDE A PEZZI (libro)

Salve lettori! Continua il mio piccolo excursus tra i generi letterari che preferisco; oggi vi presento Bionde a pezzi (Four Blondes) di Candace Bushnell, scritto nel 2000 ma pubblicato in Italia nel 2010 come Piemme Bestseller. L’ autrice è diventata famosa grazie al romanzo Sex and the city sul quale si è basata l’ omonima serie tv della HBO; Bionde a pezzi è immediatamente successivo al celeberrimo bestseller.
Il romanzo si divide in 4 racconti indipendenti, ognuno dei quali ha come protagonista una bionda. Mi trovo un po’ in difficoltà a sintetizzare le singole trame, ma per rendere l’idea vi cito la trama che c’è sulle copie Piemme:

Sono bionde. Belle. Eleganti. Moderne, ambiziose e inguaribilmente romantiche. Sono inquiete, insoddisfatte e insicure. Sono single nell’ anima, sempre in caccia, in rotta, in crisi. Alla ricerca di una felicità che non è mai assoluta. Sono le donne di oggi, raccontate come solo l’ autrice di Sex and the City sa fare. Con onestà, spregiudicatezza e la giusta dose di cattiveria.

Beh… onestamente questa trama fa una gran bella pubblicità al libro! Dà quasi l’ illusione al lettore di poter rivivere il mondo di Sex and the city. Peccato che non sia proprio così…
Innanzitutto, proprio perché le 4 storie sono indipendenti, non c’è interazione tra le protagoniste; aspetto che era fondamentale in Sex and the city, così come in Lipstick Jungle (altro romanzo della Bushnell dal quale è stata creata una serie tv). Poi però, non si sa il perché ma alcuni personaggi secondari compaiono nelle diverse storie… come se Candace Bushnell non avesse la voglia o la fantasia per crearne nuovi.  Comunque, in confronto a Sex and the City, questo romanzo lo trovo poco brillante, insipido in generale, mentre le storie sono fini a se stesse. Posso dire però che se non avessi avuto quel termine di paragone il mio giudizio sarebbe stato diverso. Ma proprio perché so che la Bushnell è la numero uno nel raccontare il mondo femminile, come ha dimostrato nel romanzi successivi, ovvero quando ha perso quello stile “giornalistico” che emerge in Bionde a pezzi, voglio darle un’ insufficienza per quanto riguarda questo libro.

Nonostante ciò, può essere una lettura interessante per tutte le donne e un ottimo romanzo da portare sotto l’ ombrellone quest’ estate proprio perché non è molto impegnativo.
E questo è tutto! Vi ringrazio per l’ attenzione e non dimenticatevi di lasciare un commento. Alla prossima!

lunedì 12 marzo 2012

RECENSIONE: ANTICHRIST (film)


Salve lettori! Dopo alcune recensioni positive, oggi voglio parlarvi di un film che ho visto circa un mese fa e che mi ha lasciato un po’… perplessa. Antichrist è uno psico-thriller del 2009, scritto e diretto da Lars von Trier. Vi copio di seguito la trama presa da Wikipedia:

La trama si sviluppa attorno ad una coppia il cui figlio muore tragicamente mentre i due coniugi stanno avendo un rapporto sessuale. Il marito, psicoterapeuta, decide di aiutare personalmente la moglie a superare il trauma, pur conscio della non correttezza del comportamento. I due decidono di ritirarsi nel bosco di Eden allo scopo di vincere e superare le paure recondite della moglie.

Premetto che non sono assolutamente un’ amante dell’ horror, tantomeno dello psico-thriller (specialmente dopo aver visto questo film), e che non conosco gli altri lavori del regista. Quello che posso dire a chi non ha ancora avuto il “piacere” di conoscere Lars von Trier, è che su questo film il pubblico si è diviso: nel senso che sul web c’è chi dice che è un capolavoro e c’è chi dice che è un film imbarazzante. Io propendo per la seconda definizione, anche se non mi sento di essere così categorica, perché in realtà tutto ciò che accade nel film ha un senso… solo che, secondo me, è talmente legato al simbolismo e talmente nascosto in dettagli che lo spettatore come me, che non conosce il genere e che non sa cosa aspettarsi, non capisce una mazza e ci rimane male. Ecco il perché delle mie ricerche in internet su Antichrist.

Allora… rivolgendomi a chi non conosce la “psicologia” dei prodotti dell’ ingegno di Lars von Trier, faccio una guida alla comprensione (sopportazione) di Antichrist:
1.      Iniziamo dal titolo: Antichrist è un titolo riduttivo e fuorviante; nel senso che potreste aspettarvi di vedere delle creature demoniache ma no, non ci sono. Tranquilli, guardatelo pure insieme a un cardiopatico perché non c’è nulla che possa fare più paura di un plastico di Bruno Vespa. E lo dovrete capire da soli cos’è l’ Antichrist… auguri!
2.       È un film moolto pesante: ci sono soltanto 2 personaggi e tanti dialoghi e per la prima ora non succede praticamente niente; la noia mortale, nel mio caso, è giunta nel momento in cui il regista ci fa vedere la protagonista che, con la sua immaginazione, attraversa il bosco (che è la location fondamentale) in slowmotion.
3.       Scene di sesso: allora… c’è tantissimo sesso per essere uno psico-thriller; la cosa curiosa è che non è finzione. Ora io non so se gli attori hanno accettato di fare una cosa del genere (…) o se siano state usate delle “controfigure”… il punto è che il discorso del “piacere” è importante, e lo capirete soprattutto alla fine, ma secondo me non era necessario sceneggiarlo in un modo così forte. Però, del resto, Lars von Trier ha dichiarato: <<Ho fatto un horror pornografico per sfuggire alla depressione>>. No comment…
4.       Gli incompresi: non voglio fare spoilers, però per capire Antichrist al primo colpo bisogna osservare tutto ciò che circonda i protagonisti, in particolare tutto ciò che ha a che fare col bosco. Secondo me anche mettendoci tutta l’attenzione del mondo è comunque difficile capire i collegamenti tra i protagonisti, il bosco, la volpe parlante (ahahah scusate), quello che succede nel prologo, ecc. ecc… però siate coraggiosi e provateci!

Che casino! Più cerco di chiarire gli elementi di questo film, più faccio confusione. Comunque spero di aver suscitato la vostra curiosità… e vi sfido a guardare Antichrist, a trovarlo piacevole e comprensibile, e a lasciarmi un commento. Alla prossima!

lunedì 5 marzo 2012

RECENSIONE: CRYPTO (libro)

Ed ecco il libro che conclude la mia “trilogia” thriller: Crypto, scritto da Dan Brown nel 1998, ma pubblicato in Italia nel 2006 da Mondadori, solo dopo i successi de Il codice Da Vinci e Angeli e demoni. Ovviamente questi ultimi due, insieme a Il simbolo perduto (2009), sono tre dei romanzi più discussi, commentati e criticati negli ultimi 10 anni; pensate solo alle reazioni del mondo ecclesiastico e al libro Contro il codice Da Vinci

Ma parliamo di Crypto. Innanzitutto, a differenza dei sopraccitati, non ha alcun riferimento storico e non ha come protagonista il (l’eroico per gli appassionati) professor Robert Langdon. La protagonista invece è Susan Fletcher, responsabile della divisione di crittologia della National Security Agency chiamata Crypto. Crypto dispone di un sofisticato computer, Fortezza Digitale, che è capace di decifrare tutte le comunicazioni criptate che interessano la sicurezza nazionale al fine di prevenire atti criminali come il terrorismo. I problemi per Susan nascono quando il genio dell’ informatica Ensei Tankado riesce a creare un programma in grado di ingannare Fortezza Digitale che, se venisse diffuso, provocherebbe il fallimento dell’ organizzazione rendendo il supercomputer, costato miliardi di dollari, obsoleto e quindi inutile. La diffusione del programma però dipenderà dal ritrovamento della password, compito affidato al fidanzato di Susan, David. Ma egli non sarà il solo ad andare a caccia della password… Intanto, a Washington, Susan si troverà a combattere per l’ Agenzia nella quale crede, mettendo a repentaglio la propria vita e quella di David.

Allora… premetto che, se devo dare un giudizio personale al libro, mi è molto difficile essere obiettiva perché Dan Brown è il mio autore preferito per il genere thriller. Mi sento solo di dire a chi ha già apprezzato le qualità di Brown nella lettura dei suoi romanzi più celebri, che saranno molto soddisfatti di Crypto. Perché anche se non ci sono quegli “elementi del mistero” legati alla storia (come Il Priorato di Sion, I Templari, Gli Illuminati e La Massoneria) presenti nel “ciclo di Langdon”, e anche se non ci sono quei riferimenti alla simbologia tipici delle competenze professionali dell’ autore, l’ inconfondibile stile narrativo di Brown rende possibile allo scrittore stesso di creare dei momenti di suspense, per la gioia degli amanti del genere. Per chi invece non ha ancora avuto il piacere di conoscere Dan Brown, questo è un ottimo libro per iniziare, ma non nascondo che rimarreste più colpiti nel leggere Il codice Da Vinci o Angeli e demoni; l’importante è che non vediate prima i film.

Chiudo col dire al lettore dei romanzi di Dan Brown che è importante non prendere tutto ciò che è scritto per vero e storicamente documentabile. Nel senso che la cosa più giusta da fare durante la lettura di Angeli e demoni ad esempio, sarebbe condurre un piccolo studio parallelo sugli Illuminati. Se nel fare ciò, eseguite delle ricerche in internet, troverete dei siti dove degli esperti ci dicono, in riferimento ai romanzi di Brown, quali sono i fatti per i quali non esistono prove storiche, quelli che sono stati inventati, quelli realmente accaduti sui quali sono state fatte delle illazioni e infine i veri e propri fatti storici.
E questo è tutto! Vi ringrazio per l’ attenzione e non dimenticatevi di lasciare un commento. Alla prossima!